MATTARELLA E IL GOVERNO NEUTRALE
| Sul Colle potrebbe sventolare la bandiera di un governo neutrale in grado di reggere le sorti del Paese. Una sorta di esecutivo “d’Atlante” che si faccia carico per pochi mesi, e comunque non oltre dicembre, delle emergenze di un’Italia sull’orlo di una crisi politica che rischia di diventare istituzionale. È un appello accorato ed estremo, tutt’altro che un ultimatum, se non altro per il tono mite e allo stesso tempo drammatico, quello rivolto alle forze politiche dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Un esecutivo “neutrale” ovvero a “servizio” del Paese, perché “non vi è alcuna possibilità di formare una maggioranza nata da un accordo politico”. Il Capo dello Stato mette una pietra sopra a un governo nato dalle urne del 4 marzo e, dopo il terzo giro di consultazioni al Quirinale, elenca la lunga lista di fallimenti che si è susseguita in questi 64 giorni. Anche stavolta Mattarella ha dovuto constatare, con amarezza e un certo fastidio, che “tutte queste indisponibilità mi sono state confermate”. L’inquilino del Colle, anche durante gli ultimi colloqui, richiama al senso di responle forze politiche, privilegiando sicuramente l’intesa tra i maggiori attori in campo, chiusi nella logica dei veti e dei pregiudizi, tra tatticismi e un bisogno a volte esasperato di soddisfare il proprio ego. Piuttosto che un governo di minoranza – che condurrebbe alle elezioni comunque – l’inquilino del Colle ritiene “più rispettoso della logica democratica che a portare alle elezioni sia un governo non di parte”, quindi neutrale e di servizio, che concluda la sua attività a dicembre, “approvata la manovra finanziaria per andare subito dopo a nuove elezioni”.
Gabriele Mascolo
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